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LA STORIA DELLA...

RECTAFLEX

Prologo

Gli anni attorno al 1945 videro molti cambiamenti. Le prime macchine fotografiche del formato 135, come Leica, avevano il mirino galileiano e la misurazione delle distanze non era critica perché gli obiettivi erano pochi, da 28 a 135 mm e tutti con innesto a vite. La prima reflex con pentaprisma invece è un vanto italiano: ci riferiamo alla Rectaflex. L’idea geniale è stata quella di dotare la fotocamera di un pentaprisma e di uno specchio in modo che nel mirino arrivasse un’immagine del soggetto identica a quella che sarebbe arrivata sulla pellicola. Se poi si aggiunge che è stato adottato un attacco a baionetta, molto più veloce e sicuro dell’attacco a vite, abbiamo una fotocamera di nuova generazione. L’avventura però è durata solo 10 anni circa poi la fine: la fabbrica ha chiuso. Perché?
Ecco quindi la storia della Rectaflex.

Gli amici del Trullo

Il Trullo è fra via Portuense e via della Magliana a Roma; oggi ci sono i palazzi e i negozi ma prima non era cosi: nel 1930 c’erano poche persone e solo qualche palazzina oltre tutto molto lontano dal centro. Il giovane Telemaco Corsi è stato assunto quale legale, come il padre, presso la CISA-Viscosa alla società S.A.R.A. (Studi Attrezzature Realizzazioni Automeccaniche), via Monte delle Capre 37. Lui è direttore di stabilimento ma la sua passione è un’altra: la fotografia. Con un gruppo di amici si perdeva in discussioni presso"La Casa del Fotocineamatore" dei fratelli Cacchi (il negozio non c'è più), via delle Panetteria, vicino via delle Scuderie e presso via del Tritone. Telemaco,carismatico e trascinatore, è il capo del gruppo e li coinvolge senza fatica nelle sue idee e nei suoi progetti e ad essi trasmette il proprio entusiasmo esponendo, stimolando, unendo le sue trovate con quelle degli altri. Gli amici erano Aldo Pardini, esperto di materie scientifiche, Luigi Picchioni, il tecnico del gruppo, Emilio Palamidessi detto Manidoro, capace di montare e smontare qualunque meccanismo.

Il gruppo aveva un sogno: una macchina fotografica perfetta, piccola e maneggevole, con una gamma di tempi di posa molto estesa e che potesse usare ottiche di qualunque lunghezza focale. Un giorno nel negozio c'era il fotografo Assenza con una fotocamera di costruzione artigianale di Genova, marcata "Kinoflex": piccola, come un Leica. E’ piaciuta subito, ed è stata acquistata. L’idea era di trasformare quell'embrione in un vero apparecchio fotografico. Si mise al lavoro alla fabbrica SARA con il suo gruppo di amici per la progettazione e la messa a punto di una macchina nuova con il marchio "Rectaflex". La paternità dell’idea, nel suo complesso, va quindi condivisa tra il gruppo di amici, ciascuno per il proprio spunto creativo o per il proprio bagaglio dì esperienza.

Curiosità: chi è Telemaco Corsi?

Nato nel 1899 a Roma. Era giovane quando fu assunto allo stabilimento SARA.
Era conscio di avere idee concrete e di essere un inventore a tutto tondo, teorico e pratico insieme. Godeva, infatti, nel cimentarsi nella costruzione manuale degli oggetti da lui ideati ed era proprio da queste sperimentazioni che traeva le sue maggiori soddisfazioni, più che dai riscontri economici che gliene derivavano. Negli anni che precedono la seconda guerra mondiale, lo incontriamo, giovane legale, presso la OSA Viscosa, dove è stato assunto al seguito del padre, avvocato anch'esso.
Come uomo, era certamente singolare. Uomo di variegata cultura ed indubbiamente carismatico e trascinatore, entra nella storia da protagonista per aver legato il suo nome alla mitica Rectaflex, la macchina fotografica ricordata come la reflex magica. Da un lato, curioso, fantasioso, un sognatore azzarderei.
Ma a questa inclinazione univa la tendenza a trasferire sul piano della praticità e della concretezza le idee che, a suo parere, avevano diritto a sopravvivere solo se tradotte nella realtà concreta.
Dall’altro lato un artigiano, un manipolatore della materia, quindi un inventore a tutto tondo, teorico e pratico insieme.

E' morto al 1978.
Tutto ebbe inizio nel 1946, se per inizio s'intende il principio della progettazione reale e dei primi tentativi pratici. Partendo dall'apparecchio fotografico Kinoflex, per prima cosa venne sostituito il sistema di riflessione a specchi con un prisma monolitico a cinque facce detto pentaprisma semplice, quindi senza la faccia superiore divisa a tetto spiovente. Su queste prime creazioni si provarono differenti soluzioni di otturatori a tendina e vari sistemi per alzare lo specchio al momento dello scatto. Un buon risultato venne trovato, all'inizio, con una doppia tendina a scorrimento orizzontale ed a fessura fissa che permetteva tempi di posa compresi tra 1/30 ad 1/450 di secondo, variando la tensione della molla. Ben presto venne affiancato a Fraiegari anche un fotografo di nome Altan, che doveva occuparsi di testare le varie modifiche che venivano effettuate, fotografando e subito sviluppando il film, con lo scopo di valutarne i risultati.

Un lavoro duro, alla ricerca del successo tecnico che sembrava sempre vicino, ma che non si lasciava mai raggiungere. Il gruppo, quell'inverno, lavorava sette giorni la settimana, senza pause, provando, montando rismontando e studiando nuove possibilità. Finalmente, verso la fine di marzo uno dei due prototipi raggiunse una elevata affidabilità tanto che
Corsi si sentì pronto all'esame dei futuri finanziatori e fece montare un apparecchio di dimostrazione con di un modello di legno per applicato il sistema di visione. Trattasi di un reflex all'altezza dell'occhio, con messa a fuoco su vetro smerigliato  ad immagine ingrandita, controllato con un geniale telemetro. Questo era formato dal pentaprisma monolitico di cui una delle due facce rifrangenti, le facce riflettenti erano state argentate e poi annerite per diminuirne la perdita di luminosità. Altri requisiti erano: lo specchio mobile, l'ottica (uno Starre Summar Leitz), il taglia-pellicola funzionante ed i comandi simulati; questo prototipo di legno, corredato da una serie d'immagini scattate con il modello funzionante, era ora pronto da presentare alla Direzione Generale della CISA per illustrarne il progetto.

Nella primavera del 1946, Telemaco Corsi compiì una vera e propria incursione alla Fiera Campionaria di Milano: stava cercando di mettere insieme gli ultimi pezzi del puzzle della sua Rectaflex. Conosce l’architetto Giò Ponti, che avrà un ruolo significativo nel design della fotocamera.

Curiosità: tragicomico della Fiera

Fiera di Milano, giugno 1947. Un colonnello dei carabinieri, Armando Pelamatti, fa presente al Corsi che il prisma della Rectaflex 947 corregge l’inversione sopra-sotto dell’immagine nel mirino, ma non quella destra-sinistra, rendendo praticamente impossibile comporre le inquadrature in verticale!
Corsi cade in depressione, ma si porta a Roma il colonnello Pelamatti, insieme al quale ridisegnerà il prisma per ottenere il raddrizzamento completo dell’immagine all’oculare. 
Quindi, a Roma, ridisegnerà il progetto per ottenere il raddrizzamento completo dell’immagine all’oculare sostituendo gli specchi con un prisma monolito a 5 facce.

 

1947 - modello funzionante

Ci vollero diversi mesi di duro lavoro per ottenere un prototipo di legno più o meno funzionante equipaggiato con specchi per la visione ad altezza degli occhi e con attacco a baionetta di grande diametro. Ora occorreva saggiare la reazione del pubblico nei confronti della camera. Venne allora prenotato uno stand alla Fiera di Milano del giugno 1947 dove venne esposto un modello semifunzionate, completamente rifinito in cui si poteva apprezzare la nuova visione prismatica reflex. Il modello era Rectaflex 947.

Rectaflex 947

"Lo stand della Rectaflex é affollato di fotografi dilettanti e di foto-negozianti - racconta all'avvocato Corsi - tutti vogliono vedere, toccare, sapere: tutti guardano l'apparecchio, immerso in un vaso per pesci rossi, la famosa Rectaflex. Ogni tanto, per compiacere un cliente particolarmente importante, gli addetti allo stand mettono una mano nell'acqua, tirano fuori l'apparecchio, lo asciugano sommariamente, e lasciano che passi di mano in mano. La gente appare stupefatta "È vero che la Rectailex sì   fabbrica   a   Roma?" "E' vero che il meccanismo ritardatore dei tempi lunghi è montato su rubini?" "E' vero che si inquadra e si mette a fuoco esattamente ciò che sì fotografa, e che si può montare qualsiasi obiettivo senza problemi?" "E' vero che costa meno della Leica?".
E gli ordini dei negozianti superano le previsioni, superano la possibilità di produzione dello stabilimento di Roma. Perché la Rectaflex è concentrata l'attenzione del mondo della fotografia!... "

Corsi tornò dalla Fiera con numerosi ordini e convinse i vertici della SARA e della Snia-Viscosa a finanziare la produzione in serie della Rectaflex Standard. Venne costituita formalmente la società Rectaflex srl, si costruirono e si attrezzarono i reparti di produzione e verso la fine dell'anno iniziò la fabbricazione.

La Rectaflex era un capolavoro sotto svariati punti divista: venne equipaggiata con un mirino a pentaprisma, con uno stigmometro per la messa a fuoco di precisione, con un otturatore a tendina con tempi di posa da 1 secondo a 1/1000, dorso completamente removibile e una baionetta esclusiva per l'innesto per gli obiettivi intercambiabili.

Curiosità: la fabbrica Rectaflex

Nel 1948 un finanziamento della Cisa permise la costruzione della nuova fabbrica e venne ampliando Stabilimento SARA, in via del Monte delle Capre 23 (vicino a via del Trullo, fra via Portuense e Eur). Fu quasi completamente smantellato per far posto alla modernissima palazzina di 4 piani Rectaflex, strutturata secondo i principi di Walter Gropius. Vi trovano posto i torni, le fresatrici, le presse, i pantografi e tutte le altre nuove attrezzature meccaniche necessarie, oltre alle

più le vecchie strutture con galvanica e verniciatura, oltre all’attrezzeria, i servizi, la mensa e i magazzini.
Il grosso delle assunzioni avviene nell’autunno 1948 e la fabbrica fu inaugurata nel gennaio 1949. La Direzione e gli uffici dei disegnatori rimangono nella palazzina centrale della SARA.

Le serie di Standard

Fiera di Milano del 1948 venne presentato un nuovo modello completamente funzionante: la Rectaflex Standard 1000.
Il primo modello in serie A 1000 (10/1948), che manteneva il disegno della Standard mod. 47 con diverse modifiche tecniche con primaserie (04/1948) e seconda serie (06/1948).
Circa un anno, anche B 2000 (04/1949) e B 3000 (09/1949). Dopo anche Rectaflex Junior (02/1950), economica.

La prima produzione di fotocamere Rectaflex avviene negli stabilimenti provvisori delle Officine S.a.r.a. a Roma, in Via del Monte delle Capre. Qui fu prodotta la prima fotocamera reflex italiana e pochissimi Rectaflex Rotor (la camera e tre obiettivi).

Rectaflex Standard: obiettivo baionetta

Rectaflex Standard: sopra

1948 - Rectaflex 1000

1949 - Rectaflex 2000

1951 - Rectaflex Junior

Rectaflex Rotor

Curiosità: apparecchi speciale

- Una Rectaflex fu adattata ed installata su batiscafo Trieste dei fratelli Piccard per le immersioni al largo dell’isola di Ponza a cui partecipò anche l’avvocato Corsi.
- Per la spedizione al K2, Lacedelli e Compagnoni ordinarono e fecero adattare per le temperature estreme, due Rectaflex, facendo sostituire il grasso con polvere di grafite. Purtroppo le due fotocamere, seppur spedite regolarmente, non giunsero al campo base e i due alpinisti si dovettero accontentare di una Zeiss a soffietto rimediata in loco.
- Furono realizzate alcune Rectaflex Oro (doratura dei corpi pressofusi e decorazioni in pelle di lucertola): la prima fu donata al pontefice Pio XII, le altre ai potenti della terra, e l’ultima venne donata alla fabbrica Rectaflex dove venne esposta accanto ad un pannello contenente i vari pezzi.


Collezione Cesco Ciapanna

Solo 10 anni di produzione delle reflex di Roma fu messa in liquidazione (1955). Fu acquistata da una nuova società, la Rectaflex International, con sede a Vaduz nel Liechtenstein, costituita da due gruppi finanziari: la Cisa Viscosa Italiana e una quota il Principe del Liechtenstein.
Dopo varie vicissitudini e incomprensioni tra i precisi tecnici transalpini della fabbrica Contina (ditta incaricata della costruzione) e i fantasiosi tecnici italiani (abituati a risolvere problemi) la Rectaflex chiude definitivamente i battenti, nonostante Corsi abbia apportato continue migliorie al progetto iniziale.

Lo stabilimento romano, dopo una fase di abbandono, diventò negli anni sessanta l’Istituto Tecnico Industriale Guglielmo Marconi. In seguito a un programma di restauro degli edifici da parte della Città Metropolitana di Roma, è oggi sede del Centro polivalente e della Biblioteca.

Peccato!

Testo: C.Scocco e correzioni di G.A. Suardi

Libri: rivista fotografare giugno 1969 di C.Ciapanna, libro "Rectaflex, la reflex magica" di M.Antonetto

Bibliografia: "L'Industria fotografica italiana - Rectaflex" di D.Cecchi, "Arvalia storia - Rectaflex" di Antonello Anappo, FOTOCAMERE ITALIANE 1946-1964 di Donato Consonni, Rectaflex di Mistermondo