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LA STORIA DELLA...

MAMIYA

Le fotocamere Mamiya inizia sul finire degli anni '30, quando Seiichi Mamiya, un progettista pieno di idee geniali ma con poche disponibilità economiche, riuscì a convincere Tsunejiro Sugawara della validità dei propri progetti e, di conseguenza, a finanziare la nascita di una nuova impresa fotografica. Gli accordi furono raggiunti in breve tempo così, nel Maggio del 1940, venne fondata a Tokyo la Mamiya Koki Manufactoring Company e, lavorando a tempo di record, nel giro di pochissimi mesi, fu prodotta la Mamiya-Six, una fotocamera 6x6 cm a soffietto che si distingueva dalla massa di apparecchi analoghi dell'epoca, per un innovativo sistema di messa a fuoco. Incontrò immediatamente un ampio consenso di pubblico e le vendite crebbero rapidamente, così come il numero dei modelli disponibili.
L'inizio della II Guerra Mondiale, nel dicembre del '41, non rallentò l'espansione della ditta che, grazie soprattutto al supporto economico del governo Giapponese legato alla produzione di materiale ottico, nell'arco di un paio di anni triplicò lo spazio del proprio stabilimento e iniziò i lavori per la realizzazione di un secondo. Nell'ottobre 1945, a guerra conclusa da pochi mesi, la Mamiya venne riconosciuta come una delle maggiori aziende ad elevato livello tecnologico e, di conseguenza, ottenne numerose ordinazioni da parte dello U.S. Central P.X. (United States Central Purchase Excange, l'ufficio per gli acquisti nei territori occupati) e questo permise un considerevole rilancio dell'attività, tanto da consentire, nel settembre del 1946, la costruzione di uno stabilimento specializzato nella produzione di lenti e otturatori nelle vicinanze di Tokyo, a Setagaya.
La prima macchina biottiche del 1948 è Mamiya Flex Junior.

I MODELLI IMPORTANTI

1940 - Mamiya SIX

Progettata interamente da Seiichi Mamiya, fotocamera di tipo "folding", cioé con l'obiettivo collegato al corpo macchina da un soffietto estensibile. Utilizza pellicola in rullo tipo 120 e fornisce 12 fotogrammi di 6x6 cm. L'aspetto è simile a quello di molte altre macchine di produzione tedesca ma è caratterizzata dal sistema di messa a fuoco sul corpo dell'apparecchio invece che sull'obiettivo, denominato "back-focusing".

1948 - Mamiya Flex Junior

Fotocamera biottica che impiega pellicola 120 e fornisce fotogrammi 6x6 cm. Viene commercializzata nell'agosto 1948 ed è caratterizzata da un innovativo sistema di messa a fuoco (almeno per questo genere di fotocamere) che si effettua ruotando la ghiera sull'obiettivo.

1949 - Mamiya 16

Anche questa fotocamera è stata interamente progettata da Seiichi Mamiya ed entra in commercio nel dicembre del 1949. Impiega pellicola cinematografica 16 mm in caricatori da 24 o 30 fotogrammi di 12x17 mm.

1949 - Mamiya 35

Il primo apparecchio per pellicola tipo 135 risale al maggio 1949. Si tratta di un apparecchio a mirino galileiano, dotato di obiettivo con otturatore centrale. La messa a fuoco è facilitata dalla presenza del telemetro. Si tratta di un apparecchio di classe elevata, di poco inferiore a quello delle Mamiya-6 vendute nello stesso periodo.

Nel dicembre 1950 l'azienda, che ha ormai raggiunto delle dimensioni considerevoli con ramificazioni in parecchi paesi, cambia nome e diviene Mamiya Camera Company Limited e quattro anni, dicembre 1954, Seiichi Mamiya lascia il ruolo di Capo Ingegnere ma rimane nell'azienda come consulente.

Del 1957 viene messa in vendita della Mamiya Flex C, fotocamera biottica per pellicola 120 caratterizzata dall'esclusivo sistema di obiettivi intercambiabili. Ed è un successo perché è un livello professionale, un'architettura originale e il corpo in acciaio.
La messa a fuoco viene muovendo la piastra porta-ottiche, collegata al corpo-macchina da un soffietto estensibile.
Gli obiettivi sono due e intercambiabili: uno per la visione e l’altro per la ripresa, montati su piastra unica. Sostanzialmente costituito da un soffietto, che risolve il problema della tenuta della luce e estensione di messa a fuoco consente estrema vicino alla macrofotografia.
Gli obiettivi standard Mamiya Sekor S 80 mm f/2.8 mentre gli altri sono 55mm f/4.5, 65mm f/3.5, 105mm f/3.5, 135mm f/4.5, 180mm f/4.5 e 250mm f/6.3. L'otturatore Seiko di 1 sec fino a 1/500 + B.

Il primo apparecchio per pellicola tipo 135 risale a febbraio del 1961: Mamiya Prismat. E’ dotata di esposimetro al selenio e di innesto degli obiettivi a baionetta tipo Exakta. Il corpo macchina a pentaprisma e schermo fissi, otturatore Seikosha SLV a tendina ha velocita da 1 sec fino a 1/1000 oltre B e T, dispone inoltre di FP, sincronizzazione X e un autoscatto. Premendo il pulsante di scatto chiudendo il diaframma e, dopo l'esposizione, il diaframma rimane chiuso e deve essere aperto. Tipicamente equipaggiata con un obiettivo 58 millimetri f/1.7. Da adesso ci sono modelli, da 1000TL a DSX1000, da NC1000 a tutte le Mamiya ZE ma, nel 1984 a causa della difficoltà finanziarie, tutta la produzione delle macchine reflex 35mm chiude.

Nel 1964 viene terminata la costruzione del nuovo stabilimento di Urawa, nella prefettura di Saitama, e qui viene trasferita la produzione di obiettivi e otturatori di Setagaya e nel 1966 Tsunejiro Sugawara si ritira dal ruolo di presidente e lascia la carica a Naoyoshi Tanaka. Questi a sua volta, tre anni dopo, cede il passo a Hokao Ishida.

Curiosità: obiettivo Sekor
Il nome Mamiya Sekor, che contraddistingue gli obiettivi di questa casa, deriva da Setagaya Koki, sede del primo stabilimento Mamiya per la produzione di obiettivi e otturatori, ed è rimasto anche se oggi vengono realizzati nello stabilimento di Saku, nella prefettura di Nagano, dove viene realizzato anche l’assemblaggio delle fotocamere.

Il 1970 segna la nascita della Mamiya RB 67 Professional, reflex monobiettivo che impiega pellicola tipo 120 e fornisce fotogrammi di 6x7 cm. E' indirizzata verso un pubblico professionale e si distingue per l'innovativo dorso ruotabile: per passare dall'inquadratura orizzontale alla verticale, o viceversa, non è più necessario ruotare tutto l'apparecchio ma solo il suo dorso. Mantiene inalterate le caratteristiche di versatilità e robustezza. L'otturatore centrale meccanico incorporato in ciascun obiettivo, il sistema di messa a fuoco a soffietto che permette una ridottissima distanza minima di messa a fuoco, i magazzini e dorsi intercambiabili e l'estesa gamma di accessori oltre, naturalmente, ai molti obiettivi disponibili. L'avanzamento della pellicola e caricamento dell'otturatore si effettua con un unico movimento di 75° della leva di carica situata sul lato destro dell'apparecchio. I magazzini sono dotati di una comoda sede posteriore per alloggiare l'antina metallica di protezione durante le riprese. E' presente il blocco contro le doppie esposizioni fortuite ma anche la levetta per le esposizioni multiple intenzionali. La messa a fuoco si effettua ruotando i pomelli posti sia a destra che a sinistra del corpo: in questo modo, grazie a un meccanismo a cremagliera, viene spostata la piastra anteriore portaottica che risulta collegata al corpo macchina da un soffietto estensibile. L'otturatore utilizzato negli obiettivi è il Seiko tipo 1, centrale a comando meccanico, con tempi da 1 secondo a 1/400 di sec, più la posa B e T; lo specchio può essere bloccato in posizione sollevata per ridurre le vibrazioni durante lo scatto.
Nel 1971 la fabbricazione degli obiettivi viene trasferita nel nuovo stabilimento di Saku City, nella prefettura di Nagano, mentre a Shibata, nella prefettura di Niigata, quella dei componenti delle fotocamere. Nel 1975 le varie fabbriche che compongono il gruppo Mamiya consentono di produrre in proprio tutti i componenti necessari alla costruzione di fotocamere e obiettivi, il tutto sotto un adeguato controllo di qualità da parte della sede centrale.

 

Il 1975 è stata la prima azienda a produrre una fotocamera per fotogrammi di 4,5x6 cm e innovativa: la Mamiya M 645. Caratterizzata da dimensioni 99x84x109 mm e peso 920 solo corpo ma offre la stessa versatilità, grazie a un ampio corredo di obiettivi e accessori a tutto vantaggio della manovrabilità e praticità d'uso. Sul nucleo centrale, il corpo vero e proprio dell'apparecchio, viene collegato il magazzino portapellicola, il mirino, l'obiettivo e l'impugnatura. Di ciascuno sono disponibili più versioni, in modo da poter scegliere la combinazione più adatta ad affrontare le diverse situazioni fotografiche.

L'otturatore è del tipo a tendine con scorrimento sul piano focale, controllato elettronicamente e una gamma di tempi da 4 secondi a 1/500 di sec, oltre alla posa B mentre il tempo di sincronizzazione col flash è di 1/60 di sec. Il mirino costituisce uno degli elementi del sistema: il tipo più semplice è quello a pozzetto, che consente la visione dall'alto, e poi il mirino prismatici che consentono la visione con l'apparecchio all'altezza dell'occhio. Lo schermo di messa a fuoco standard è dotato di telemetro ad immagine spezzata circondato da corona di microprismi ed è intercambiabile. L'avanzamento della pellicola e caricamento dell'otturatore avvengono con un'unica rotazione della manovella di trasporto, sul lato destro dell'apparecchio.
Nel maggio del 1982 viene presentata Mamiya RZ67 Professional che rappresenta la versione elettronicizzata della RB67 che ne aumenta considerevolmente le possibilità. Fra le caratteristiche salienti dell'apparecchio, oltre ai fotogrammi formato 6x7 cm e all'ampia disponibilità di dorsi, obiettivi e accessori, si notano i tempi controllati elettronicamente e selezionabili anche sui mezzi valori, i dorsi ruotabili, la messa a fuoco a soffietto, la leva di carica e il motore per l'avanzamento automatico. Gli obiettivi sono tutti dotati di otturatore centrale Seiko elettronico tipo 1, controllato elettronicamente e comandato dalla ghiera dei tempi sul corpo macchina. I tempi disponibili vanno da 8 secondi a 1/400 di sec, più le pose B e T mentre il tempo meccanico di 1/400 di sec e flash può essere sincronizzato su tutti i valori. L'avanzamento della pellicola viene effettuato con un'unica rotazione di 114° della leva di carica. I magazzini sono dotati di una comoda sede posteriore per alloggiare l'antina metallica di protezione quando non è utilizzata. E' presente il blocco contro le doppie esposizioni fortuite ma anche la levetta per le esposizioni multiple intenzionali. La piastra porta obiettivo è collegata al corpo macchina da un soffietto estensibile e viene spostata da un sistema a cremagliera che consente un'estensione massima di 46 mm. Questo sistema consente di mettere a fuoco a distanze molto contenute e, nello stesso tempo, offre una buona protezione contro i riflessi interni. L'alimentazione viene fornita da una pila all'ossido d'argento da 6 volt tipo 4SR44. La Mamiya RZ 67 Professional II misura 104x133x212 mm e pesa 2.490 grammi con obiettivo 110 mm e dorso HA 703. Gli obiettivi della RZ incorporano un otturatore elettronico e non risultano compatibili con quelli della RB, dotati invece di otturatore meccanico. Anche in questo caso le focali vanno da 37 a 500 mm.
Il 1984 è un anno difficile: l'improvvisa bancarotta della Osawa Co., che curava la distribuzione delle apparecchiature Mamiya all'estero, crea non poche difficoltà finanziarie all'azienda che, verso i primi di Marzo, viene messa in amministrazione controllata dalla Corte di Tokyo. Grazie al sostegno economico del governo e di altre aziende, sotto la guida di Akio Yamamoto, nell'arco di 4 anni l'azienda risulta completamente riorganizzata e quindi viene svincolata dal controllo legale e cessata produzione delle macchine reflex 35 mm.

I MODELLI IMPORTANTI

1957- Mamiya Flex C Professional

Nel gennaio del 1957 le fotocamera biottica per pellicola 120 caratterizzata dall'esclusivo sistema di obiettivi intercambiabili. La messa a fuoco viene muovendo la piastra porta-ottiche, collegata al corpo-macchina da un soffietto estensibile.

1961 - Mamiya Prismat NP

La prima reflex 35 mm viene messa in commercio in Giappone a febbraio del '61. E’ dotata di esposimetro al selenio e di innesto degli obiettivi a baionetta tipo Exakta.

1962 - Mamiya Press

La Mamiya Press, presentata nell'agosto del 1962, è una fotocamera che fornisce fotogrammi 6x9 cm su pellicola tipo 120, dotata di obiettivi intercambiabili e dorso basculabile, concepita principalmente per i fotoreporter (press, in inglese, significa stampa).

1970 - Mamiya RB67 Professional

La prima reflex monobiettivo che impiega pellicola tipo 120 e fornisce fotogrammi di 6x7 cm viene presentata nel maggio 1970. E' indirizzata verso un pubblico professionale e si distingue per l'innovativo dorso ruotabile.

1975 - Mamiya M645

Nel giugno 1975 viene presentata la prima reflex che fornisce fotogrammi 4,5x6 cm su pellicola tipo 120. Sul nucleo centrale, il corpo vero e proprio dell'apparecchio, viene collegato il magazzino portapellicola, il mirino, l'obiettivo e l'impugnatura.

1989 - Mamiya 6 new

Nel maggio del 1989 il nome della prima fotocamera Mamiya viene assegnato a una macchina completamente nuova, che impiega pellicola 120 e fornisce fotogrammi di 6x6 cm, ma assomiglia a una compatta di grandi dimensioni, dotata di esposizione automatica e di obiettivi intercambiabili.

Nel maggio del 1989 il nome della prima fotocamera Mamiya-6 viene assegnato a una macchina completamente nuova, che impiega pellicola 120 e fornisce fotogrammi di 6x6 cm, ma assomiglia a una compatta di grandi dimensioni, dotata di esposizione automatica e di obiettivi intercambiabili. La Mamiya 6 porta lo stesso nome del primo modello Mamiya, presentato nel 1940, pur trattandosi di un apparecchio profondamente diverso e al passo con i tempi. Si tratta di una fotocamera per fotogrammi di 6x6 cm, concepita per l'uso a mano libera, che si presenta con peso e ingombro molto contenuti e disposizione dei comandi studiata per dare la massima maneggevolezza.
Mirino di tipo galileiano dotato di riquadro luminoso che si adatta automaticamente alla focale dell'obiettivo utilizzato. E' dotata di telemetro a sovrapposizione d'immagine a base larga (60 mm), che assicura una messa a fuoco molto precisa, anche in condizioni di luce sfavorevoli. La messa a fuoco è accompagnata dalla correzione automatica della parallasse. L'avanzamento della pellicola viene effettuato con la leva di carica, che richiede una rotazione unica di 185°.
L'otturatore è controllato elettronicamente e risulta collocato all'interno di ciascun obiettivo. Questa soluzione offre parecchi vantaggi: assoluta silenziosità dello scatto, mancanza completa di vibrazioni, possibilità di sincronizzare il flash su tutta la gamma dei tempi di posa, che si estende da 4 secondi a 1/500 di sec + B. Per contro è necessario abbassare un'antina mobile incorporata, che serve a coprire la pellicola, ogni volta che si estrae l'obiettivo dal corpo macchina. L'esposizione può essere sia manuale che automatica a priorità del diaframma: nel primo caso il fotografo imposta il tempo e il diaframma seguendo le indicazioni dell'esposimetro, visibili nella parte inferiore del mirino, mentre nel secondo si limita a scegliere il diaframma, lasciando all'apparecchio il compito di impostare il tempo in funzione della luminosità del soggetto e della sensibilità della pellicola. La Mamiya 6 viene alimentata con due pile alcaline da 1,5 volt tipo SR 44. Misura 155x109x75 mm e pesa 1.150 grammi senza obiettivo.
Nel 1992 la Mamiya Camera Co. si fonde con la Olympic Co., una azienda molto affermata nel campo delle attrezzature per la pesca sportiva, e l'anno seguente il gruppo così formato diviene la Mamiya-OP Co. Ltd ed è formata da quattro divisioni: Camera & Optical Equipment che produce fotocamere medio formato, obiettivi e accessori; Fishing Equipment che produce canne da pesca, mulinelli e accessori; Golf Equipment che produce mazze da golf e abbigliamento sportivo; Electronic Equipment che produce strumenti elettronici di vario genere.

La Mamiya 7, presentata nel 1995, e  la Mamiya-7 II nel 1999, rappresenta l'evoluzione della Mamiya 6  e di conseguenza valgono la maggiorparte dei commenti fatti per quell'apparecchio.

Le differenze però ci sono e riguardano soprattutto il formato dei fotogrammi, che qui è di 6x7 cm rispetto ai 6x6 dell'altro. Di conseguenza gli obiettivi sono differenti in quanto studiati per coprire il formato maggiore.

L'esposimetro è dotato di due cellule al silicio collocate nel mirino ed effettua la misurazione su una ristretta porzione centrale del campo inquadrato. Il campo di misurazione va da EV 3 a 18 con pellicola 100 ISO. E' possibile bloccare la misurazione esposimetrica di una determinata lettura (AE-lock) e anche impostare la compensazione automatica dell'esposizione di +/-2 EV. L'otturatore è collocato all'interno di ciascun obiettivo, è controllato elettronicamente dall'apparecchio e fornisce una gamma di tempi da 4 secondi a 1/500 di sec. più la posa B. L'autoscatto è di tipo elettronico, consente un ritardo di 10 secondi e, se non viene utilizzato nell'arco di 2 minuti, di disattiva automaticamente. Il lampeggiatore elettronico può essere collegato sia alla presa sincro sul frontale (in basso, vicino all'innesto dell'obiettivo) che montato direttamente sulla slitta collocata superiormente. Come già detto può essere utilizzato con tutti i tempi di posa. L'alimentazione viene fornita da una pila al litio da 6 volt, tipo 2CR 1/3) alloggiata nella parte inferiore dell'impugnatura. La Mamiya 7 completa dell'obiettivo 80 mm misura 159x112x123 mm e pesa 1210 grammi.
Nel 2006 le due società Cosmo Digital Imaging e la Mamiya Camera & Optical Division sarà ad una società nuova Mamiya Digital Imaging e, quindi, ecco la macchine fotografiche professionali digitali del medio formato: il Mamiya ZD.
N
el 2011 cessano tutta la produzione delle pellicole.

Le date dei modelli e i link delle schede tecniche

da 1940 in poi: le folding
'40 six I, '42 six III, '43 six II, '47 six IV, '53 six V, '54 six K, '55 six IV B, '55 six automat, '56 six K II, '57 six IV S, '57 six P, '58 six automat II

da 1948 in poi: le biottica
'48 flex junior, '49 flex automat A, '51 flex I, '52 flex II, '55 automat A II, '56 automat B, '56 flex A III, '57 flex C professional, '58 flex C2, professional, '62 flex C 3, '66 C 22, '68 flex C 220, '69 flex C 330, '82 flex C 220 F, '82 flex C 330 F, '83 flex C 330 S

da 1949 in poi: miniatura
'49 16, '51 16 super, '57 16 super II, '58 16 super III, '59 16 automat, '61 16 EE deluxe, '62 16 deluxe

da 1949 in poi: i telemetri
'49 35 I, '53 mammy, '55 35 II, '57 magazine 35, '57 35 III, '57 wide, '58 elca, '58 crown, '58 35 S, '59 sketch, '59 metra, '60 ruby, '61 automatic 35 EEF, '61 M 3, '62 auto deluxe 2, '64 super deluxe 1.5, '65 my rapid, '77 135, '79 135 EF, '80 135 AF, '81 U, '82 EF II, '82 M, '83 U AF

da 1954 in poi: speciali e press
'54 pistol, '59 speed shot special, '62 press, '63 press G, '64 press S, '65 press standard, '67 press super 23, '69 press universal

da 1961 in poi: le reflex
'61 prismat, '62 family, '63 korvette, '63 SLR, '64 prismat CP, '66 1000 TL e 500 TL, '67 auto 35 TL e 528 TL, '68 1000 DTL e 500 DTL, '72 sekor auto XTL, '74 DSX 1000 e DSX 500, '74 MSX 1000 e MSX 500, '75 sekor 528 AL, '75 sekor auto X 1000, '78 NC 1000 S, '80 ZE quartz, '81 ZE 2 quartz, '81 ZE X, '82 ZM

da 1970 in poi: le monobiettivo 6x7 e 4.5x6
'70 RB 67 pro, '74 RB 67 pro S, '75 M 645, '76 M 645 1000 S, '79 M 645 J, '82 RZ 67 pro, '85 M 645 Super, '90 RB 67 pro SD, '92 M 645 pro, '93 RZ Pro II, '95 M 645 pro SV, '96 M 645 pro SVX, '99 M 645 AF

da 1989 in poi: le telemetri 6x6 e 6x7
'89 Mamiya 6, '93 Mamiya 6 MF, '95 Mamiya 7, '99 Mamiya 7-II

Estratto Almanacco fotografare 2/1997 e http://it.wikipedia.org
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